UAE Tour, Cristian Scaroni: “C’è paura più che panico, non capiamo perché ci tengano qui se i tamponi sono negativi, nessuno ci ha dato spiegazioni”

Cristian Scaroni racconta la quarantena ad Abu Dhabi. Il corridore del team Gazprom, infatti, si trova in isolamento con il suo team negli Emirati Arabi dopo lo stop dello UAE Tour a causa di alcuni casi di coronavirus. Nella serata di ieri è stato confermato che proprio un compagno di squadra del corridore italiano, Dmitry Strakhov, è tra i positivi al coronavirus (l’unico ad oggi ufficialmente annunciato) e questo rende ovviamente la situazione più complicata anche per lui e i suoi compagni, che più volte stavano per ricevere il via libera per andar via, salvo poi vedersi negato il permesso in extremis.

“Paura, più che panico, la stessa che proviamo da allora, legata soprattutto al non sapere quando potremo tornare a casa – ha raccontato il corridore italiano in un’intervista a Repubblica, parlando delle sue sensazioni nel momento in cui sono stati annunciati i primi casi di coronavirus – Abbiamo fatto cinque tamponi, tutti con esito negativo. Abbiamo più volte cercato spiegazioni sul perché ci tengano ancora qui nonostante i test siano sempre stati negativi, ma non abbiamo mai ricevuto risposta“.

Condizione di isolamento che incide ovviamente anche sul fisico, un dettaglio non da poco per un ciclista professionista: “Non faccio altro che guardare ciò che passa in tv, qualche serie su Netflix, i social, e soprattutto provo a tenermi informato su ciò che sta accadendo in Italia e in Europa. Ci è stato imposto il divieto di uscire dalle stanze. Solo da cinque giorni sono arrivati i rulli, e questo ci consente di mantenerci in forma e di conservare il tono muscolare. Ma è una situazione snervante, infinita. Mangiamo quello che passa l’hotel, oppure ordiniamo la pizza, non proprio una dieta da ciclisti”.

Il corridore bresciano ha poi spiegato che alla già difficile situazione della quarantena si aggiungono poi l’incertezza sulla ripartenza e le notizie che arrivano dall’Italia in generale e dalla sua regione in particolare: “”Più volte. In più momenti sembravamo vicini a lasciare l’hotel, sembrava che ci avessero dato l’ok, come è successo a Groupama-Fdj e Cofidis, che erano sul nostro stesso piano. A noi però ci hanno sempre rispedito indietro. Questo perché è stata riscontrata una positività su un nostro corridore. Noialtri, pur negativi, dobbiamo stare qui, chissà per quanto ancora. Con la mia famiglia ci aggiorniamo attraverso i social e Skype, e poi io sono di Botticino, in provincia di Brescia, in quella zona si sono registrati moltissimi casi di coronavirus. So che la situazione in Italia è drammatica, speriamo di uscirne insieme, tutti uniti“.

Infine, il classe ’97 ha detto la sua sulle corse che si stanno svolgendo regolarmente in questo periodo: “”Ci si dovrebbe fermare tutti. Ciò che è successo ad Abu Dhabi doveva servire da lezione, e invece gli organizzatori si stanno assumendo enormi responsabilità, e le conseguenze potrebbero essere gravissime. Credo che sia stato giusto invece fermare le corse italiane. Non correre è la peggiore delle condanne per un ciclista, noi siamo i primi ad amare le corse e la lotta, ma prima viene la salute, prima di ogni altra cosa, di ogni altro interesse”.

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